In coincidenza con il clima di effervescenza culturale che ha caratterizzato i primi anni ‘70 del secolo scorso, a Thiene, nel 1973, nasce il circolo fotografico “ Città di Thiene”. A fondarlo è un gruppo di amici appassionati a quest'arte che si faranno da subitoapprezzare per le loro capacità.
La loro inclinazione li porterà infatti a partecipare a numerosi concorsi fotografici, cimentandosi in gare nazionali e non, ma sempre ottenendo ottimi riconoscimenti. Alcuni di quegli ideatori sono ancora attivi nel Circolo e continuano a realizzare i loro lavori rappresentando uno stimolo continuo anche per i soci più giovani. Per questa rassegna il Circolo ha scelto una ricerca sul paesaggio veneto, tema particolarmente caro ai componenti. Si tratta di riprese effettuate in negativo bianco e nero e poi stampate in camera oscura.
Gli scatti sono stati eseguiti in un arco di tempo piuttosto lungo e raffigurano perlopiù la Val di Tovo (Arsiero) e la piccola frazione di Monte di Calvene, entrambe in provincia di Vicenza. Sono immagini che mettono in evidenza quel che resta delle tipiche costruzioni per le attività di mezza montagna, che fino agli anni sessanta hanno contribuito in modo determinante all'economia di sussistenza di quei luoghi. Raccontano di edifici che vengono svuotati dalla prorompente industrializzazione di quegli stessi anni. Testimoniano la prepotenza delle città sulle contrade, confinate all'abbandono e alla dimenticanza.
Stupisce lo scrupolo e il rigore di chi ha costruito in questi luoghi. Impressiona il rispetto e la devozione per il terreno da coltivare, mai soffocato o sottomesso in favore dell'abitazione. Affascina la confusione di case e di mondi, tutti addossati per non sprecare area da coltura. Sono strutture costruite con i materiali del posto, perfettamente integrate nel paesaggio e che arrivano quasi a confondersi con la montagna, seguendo l'andamento del terreno: hanno gli stessi colori delle rocce e con esse si amalgamano.
Oggi, di questi luoghi si apprezzano la pace e il silenzio; la mancanza di vita reale e continua, se non quella di occasionali visitatori; si pazienta solo per il gorgoglio della fontana, presenza antica e instancabile che da sempre cadenza il passare delle stagioni.