“Fotoricerca”, coerentemente con i propri ideali e il proprio stile, ha deciso di partecipare alla prima edizione di “Progetto Fotografia” dando libertà ai soci di affrontare il tema proposto secondo le specifiche sensibilità e capacità. Il tema fotografico sul Veneto è stato in questo modo trattato in forme molto diverse e assolutamente personali.
Claudio Crestani propone immagini del paesaggio rurale, non sempre bello, poetico e idilliaco come di solito viene presentato, ma forse proprio per questo più reale. La pace dei boschi può essere rotta da costruzioni umane che stridono con quanto la natura crea, ma l'uomo se vuole sa anche coniugare in armonia se stesso e le sue opere con l'ambiente.
Luca Artusi mette insieme la bellezza della montagna con la crudeltà della guerra, che purtroppo ha pesantemente e indelebilmente segnato il territorio e le persone del Veneto. Le immagini in bianco e nero invertite hanno un impatto emotivo particolare, e le didascalie completano la presenza ideologica dell'autore, sintetizzando in poche parole il suo pensiero che lascia spazio alla riflessione.
Claudio Leonardi ritrae la Venezia della Biennale d'Arte con un taglio del tutto originale: non le opere dentro i padiglioni, ma la città che è essa stesa museo e contenitore di opere e di messaggi che l'occhio attento del fotografo sa cogliere in un capovolgimento di prospettiva azzardato e vincente. Quello che di solito viene ritenuto brutto, senza interesse o peggio passa inosservato, viene invece valorizzato dall'autore che riesce ad estrarne il ben nascosto interesse fotografico.
Cinzia Burtini interpreta il delta del Po distillando dall'immagine il senso di minimalismo che pervade l'ambiente. Le barche e le reti dei pescatori si “intuiscono” essere nell'acqua, che riempie assieme al cielo così tanto quel territorio da essere ovunque e pertanto invisibile. Il bianco e nero esasperato nella quasi totale mancanza dei toni intermedi restituisce un senso onirico alle immagini, ancor più nel caso dei giochi di riflessi degli oggetti sull'acqua con le simmetrie risultanti che ne duplicano l'esistenza, confondendo la parte reale immersa nell'aria con quella invisibile sommersa dall'acqua.
Pierangelo Slaviero si concentra sulla strada che percorre innumerevoli volte. La statale 246 di per sé non si vede, eppure sono presenti, anche se travisate dall'astrattismo delle immagini, tutte le componenti che distrattamente passano sotto i suoi occhi: le altre macchine, le luminarie di natale, i lampioni, i segnali stradali, le insegne dei negozi, tutto mescolato in un vortice di luci nella notte che il cervello non percepisce come tali ma che la posa lunga della fotocamera consente di congelare e trasformare in un paesaggio inesistente ma reale. Pur essendo “sempre la solita strada”, gli effetti ottenuti sono “sempre nuovi”, aleatori, imprevedibili, sorprendenti, geometrie complesse senza forma precisa: il “caos ordinato” così caro all'autore.