“In qualunque libro di tecnica fotografica si può leggere il segreto di un paesaggio notturno nel quale brilla la luna piena, ma sulla mia rétina c'è un bagno sensibile di altra natura”
Ernesto “Che” Guevara
Credo che in queste due righe sia racchiusa l'idea stessa di fotografia di impegno sociale, una fotografia che necessita di una sensibilità, di un'etica e di un impegno particolare. Può la fotografia, attraverso immagini di vita quotidiana di vita “normale”, far emergere potenzialità in realtà difficili? Io credo e spero di si. E questa è la fotografia che ho cercato di far emergere in questo workshop, una fotografia fatta di speranza…. una fotografia impregnata di umanità.
Credo che il grado di civiltà si misuri anche dall'aspetto di valorizzare le risorse di ogni persona. Durante questi incontri di approccio alla "diversa abilità" spero di essere riuscito a mettere in contatto il rapporto esistente tra fotografia e disagio avvalendomi di uno stretto rapporto con gli operatori dell'Associazione Re.Sol e i volontari che mi hanno affiancato e di quanti vogliono che il disagio non sia più visto come un episodio gestibile solo nelle istituzioni ma come una condizione che riguarda l'esperienza umana e che attraversa la vita sociale complessiva.
“Eccezioni alla regola” sono foto strane, magiche, giochi di contorni luminescenti contro sfondi scuri. Un'atmosfera surreale un po' alla Zavattini. Sembrano dire: così vedono i disabili. O forse siamo sempre lì: abbiamo fatto dell'arte di vedere il mestiere della nostra vita, ma la realtà ci sfugge, e i sentimenti rendono più confusa la nostra visione. “Eccezioni alla regola” verte sul terzo occhio, quello interiore: l'occhio del cervello, dell'immaginario, dello spirito. Guardati. La gente vive con i fantasmi. La notte è il luogo della nascita della luce: Eros e Psiche hanno vissuto nel buio, poi Psiche cercando la luce ha tradito. Loro sono in quel buio arcaico e originale e l'immagine alla fine ci viene dal buio dell'ignoto. Quanti veramente vedono?
“Eccezioni alla regola” è una storia scritta per immagini, persone uguali/diverse che hanno saputo andare oltre i limiti imposti dal luogo comune del disagio. Visti da vicino, rivelano le loro doti d'eccezione e di normalità di “abili a tutto”, di gente comune che tenta semplicemente di vivere la propria vita nel migliore dei modi possibili, anche se questo non è il migliore dei mondi possibili.
Io credo che quando Dio ha fatto il mondo era tutto troppo perfetto e ha dovuto creare la morte. L'handicap la ricorda. Ma loro, andando oltre, vivono con coraggio e consapevolezza ciascuno la propria storia che è diversa, come diverso è ogni essere umano. Il messaggio alla fin fine è chiaro: vedete? Nonostante tutto, ce l'hanno fatta, hanno “pareggiato” nel vero senso della parola: ossia hanno vissuto “alla pari”, né più né meno come gli altri.